La Chirurgia Artroscopica
L’artroscopia è una tecnica chirurgica poco invasiva che ha rappresentato una vera rivoluzione nell’ambito della chirurgia ortopedica. Utilizzata inizialmente per il ginocchio, la sua applicazione è stata allargata ad altre articolazioni quali la spalla, il gomito, la caviglia e il polso. Tale tecnica consente infatti di eseguire interventi all’interno delle articolazioni, senza dovere ‘aprire’ le stesse e permettendo quindi una valutazione anatomica e anatomopatologica precisa con lo scopo di trattare l’eventuale patologia in modo mirato e di ottenere un recupero post-operatorio più rapido e meno doloroso, agendo sulla vera e unica causa del problema, senza invasività, riducendo la degenza ospedaliera e i tempi di recupero.
La tecnologia ha portato miglioramenti significativi nella chirurgia ortopedica prevalentemente nel campo delle applicazioni delle protesi dell’anca e del ginocchio.
Oggi un aiuto in più viene al medico dal ‘navigatore’, un sistema di puntamento computerizzato che elabora un modello di possibile intervento per una corretta applicazione della protesi. Però è importante anche in questo campo l’esperienza del medico che sì deve ‘farsi aiutare’ dallo strumento, ma non deve seguirlo pedissequamente.
La comunicazione ha accelerato tutto nella nostra vita e anche nell’ortopedia ci sono stati dei cambiamenti epocali, nelle tecniche, negli approcci e nelle valutazioni delle varie patologie. Una volta gli approcci chirurgici erano invasivi e questo comportava dei tempi di recupero da parte del paziente anche molto lunghi. Avere una base chirurgica “tradizionale” è stata fondamentale lungo il mio percorso anche quando la chirurgia si è sviluppata con tecnologie diverse. Il grande salto è avvenuto quando è iniziata la chirurgia artroscopica, quindi alla fine degli anni ’70 -’80, cioè una chirurgia mininvasiva che grazie a un approccio molto piccolo (pochi millimetri) dà la possibilità di introdurre all’interno di un’articolazione una sonda a fibre ottiche che trasferisce sul monitor delle immagini. Con questo strumento si controllano le articolazioni nel loro insieme ma anche durante il movimento, inoltre è una chirurgia che cerca di risparmiare i tessuti.
La chirurgia artroscopica diventa difficile da usare nella traumatologia, i grossi traumi devono essere trattati secondo un metodo tradizionale, a parte poi c’è tutto il discorso protesico.
Molti anni fa dopo un intervento di protesi d’anca il protocollo prevedeva la necessità di mettere un gesso al paziente dall’addome fino al piede, per un mese. Cosa che al giorno d’oggi fa sorridere, anzi fa paura! Attualmente la chirurgia protesica ha raggiunto livelli tali da permettere a un paziente di ottenere veramente dei risultati sorprendenti in pochi giorni, considerando anche gli approcci chirurgici che sono assolutamente meno invasivi.
Riabilitazione
Con le tecniche endoscopiche, meno aggressive, con una conoscenza maggiore delle patologie, con una valutazione del tipo di tessuti che sono stati trattati, tendenzialmente la rieducazione è molto più facile. La più consigliabile è quella che non debba comportare dolore e questo un po’ si scontra anche con alcune teorie di autori che invece ritengono che la rieducazione debba essere iniziata subito dopo l’intervento per evitare il rischio di rigidità dell’articolazione stessa. Nel caso della spalla i protocolli di rieducazione che io uso sono protocolli che rispettano la guarigione del tendine o della struttura che ho operato. Questo è fondamentale.